La paura di impegnarsi in amore: le relazioni brevi

La paura di impegnarsi in amore: le relazioni brevi

Forse ti sarà capitato di pensare “come è possibile che tutte le mie relazioni finiscano così presto?”, oppure “dopo poco che sto con qualcuno mi passa l’innamoramento”, o ancora “all’inizio era tutto bellissimo, poi è finita per una sciocchezza”. Se le tue relazioni hanno durata breve, forse tu o il partner non riuscite ad andare oltre l’innamoramento.

Stare in coppia è una delle esperienze più significative e gratificanti che noi esseri umani sperimentiamo (e a cui aspiriamo) nel corso della nostra esistenza. Tuttavia, oggi più che in passato, si riscontra una maggiore fragilità della vita a due, sempre più soggetta a tensioni, crisi e rotture.

I film della Disney dove la principessa corona il suo sogno d’amore con il suo principe azzurro, vivendo per sempre “felici e contenti”, oggi cozza un po’ troppo col modo in cui si vivono le relazioni. La realtà, infatti, non sempre è tutta rose e fiori, non sempre ha il lieto fine, e non è necessario sentire costantemente le farfalle nello stomaco per rendersi conto che siamo legati ad un’altra persona.

Siamo forse vittime di un’aspettativa, edulcorata ed eccessiva, di quello che significa stare in coppia, che non prende in considerazione il grande compito evolutivo che la vita a due implica.

 

LE FASI DELLA COPPIA

La costruzione della coppia segue diverse fasi (puoi leggere un approfondimento qui ) che Cindy Hazan e Debra Zeifman sintetizzano in 4 tappe. Queste sono:

  • Attrazione, corteggiamento e flirt
  • Innamoramento
  • Amore
  • Fase post romantica

Le prime fasi, hanno lo scopo di scegliere la persona giusta e instaurare con quella una relazione intima. Nelle fasi successive l’obiettivo è quello di mantenere un legame con la persona scelta come partner in modo da soddisfare i bisogni di vicinanza, protezione e sostegno.

Notoriamente la fase più intensa ed appassionante è quella dell’innamoramento.

Ci sono numerosissimi studi che dimostrano che, quando ci innamoriamo, nel nostro cervello avvengono delle reazioni chimiche simili a quelle scatenate dall’uso di sostanze stupefacenti.

Il soggetto del nostro interesse diviene una sorta di droga di cui necessitiamo in continuazione, perché la sua presenza porta il nostro cervello a rilasciare una serie di sostanze che ci fanno stare bene. L’amigdala infatti, che è la parte adibita alle emozioni, produce elevate quantità di Dopamina, Noradrenalina e Feniletilammina, gli stessi neurotrasmettitori che si attivano con le sostanze stupefacenti e che agiscono sui centri del piacere.

Ma l’innamoramento non dura in eterno! Infatti, questo stato di iper attivazione fisiologica ha una fine, si stima che la sua durata vari dai 6 ai 9 mesi.

In questa fase, si è così presi da questa tempesta di emozioni (e neurotrasmettitori) che è frequente idealizzare il partner. In altre parole, si tende ad esaltare (spesso eccessivamente) gli aspetti positivi e le similitudini, trascurando di prendere realmente in considerazione i difetti e le differenze caratteriali e/o comportamentali.

L’altro appare perfetto e ci si illude che sarà così per sempre.

 

E SE SI VIVESSE SOLO DI INNAMORAMENTI?

Non è infrequente che molte relazioni si arenino, cristallizzino e terminino proprio durante la fase dell’innamoramento.

Come abbiamo visto, in termini psicofisiologici è la fase che attiva maggiori reazioni benefiche individuali, ma che tuttavia hanno una durata ben precisa. Il fisico, in balìa di dopamina, noradrenalina e feniletilamina, arriva all’assuefazione.

Nel momento in cui il meccanismo chimico si disinnesca (non garantisce quindi la stessa potenza iniziale), si esaurisce anche l’idillio dell’idealizzazione e ci si scontra con la realtà caratteriale del partner.

Questo può essere vissuto in modo estremamente deludente.

La persona scelta in precedenza non attiva e garantisce più gli effetti positivi dell’inizio, quindi la relazione naufraga. Cessa l’interesse, cessa la voglia di impegnarsi a passare alla fase successiva e si profila il bisogno, sempre più impellente, di spostarsi su nuove situazioni emozionanti che possano offrire ancora quello stato d’estasi iniziale.

Senza addentrarci nello specifico campo della dipendenza e senza creare allarmismi, possiamo sottolineare quanto questo processo psicofisico crei, inconsapevolmente su chi lo prova, uno stato di urgenza che gli impedisce di accedere ad una fase matura della relazione.

La persona, semplicemente, ha difficoltà a gestire in maniera adeguata le differenze fisiologiche e psicologiche che esistono nell’evoluzione della coppia. Ha bisogno di accedere a quelle sensazioni benefiche, ricerca quindi solo quella parte e cambia frequentemente partner per garantirsi quei livelli di benessere.

 

FARFALLE, IMPEGNO E AMORE

La difficoltà a passare ad una fase successiva può essere generata anche dall’irrealistica aspettativa che l’amore debba essere supportato sempre e costantemente da emozioni molto intense, altrimenti viene banalizzato e archiviato come non amore.

La persona, in questo caso, incappa in una credenza distorta che genera sentimenti negativi e porta al disinnamoramento. In altre parole si crea un iper razionalizzazione del sentimento sulla base di uno standard fittizio che prevede che l’amore venga accompagnato e sostenuto da uno stato emotivo sempre molto intenso.

Dietro questo meccanismo può celarsi la paura di passare ad una fase successiva della relazione, che prevede un impegno diverso sia sul fronte emotivo che di vicinanza col partner. Per esempio, la persona potrebbe sentirsi in colpa se assorbita da altri obiettivi (come il lavoro) e temere di starsi allontanando dal partner. In questi casi però si riscontra una sorta di dipendenza affettiva che non prevede un calo di attenzione, innescando un meccanismo di “tutto o niente”: completamente focalizzato sul partner, oppure punitivo, con il dubbio dell’assenza dell’amore.

 

In linea generale possiamo dire che, sia nei casi in cui si vive solo di innamoramenti che in quelli in cui c’è la convinzione che l’innamoramento debba essere una costante altrimenti non è amore, siamo davanti ad una difficoltà affettiva che può nascondere situazioni più complesse.

 

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