Che succede nello studio di una psicologa?
Di solito, chi si rivolge ad uno studio di psicologia lo fa per l’esigenza di affrontare delle difficoltà interiori. Essenzialmente il percorso si svolge attraverso dei colloqui e una serie di domande giuste fatte al momento giusto che spingono la persona a riflettere e lavorare su se stessa. Inoltre, nelle prime fasi, si definisce il problema o l’obiettivo da raggiungere e si decide come lavorarci sopra. Eppure c’è una parte importante di questo colloquio che risulta impossibile da descrivere per l’intensità delle emozioni in gioco durante una seduta. A me piace considerare i sessanti minuti del colloquio, come uno spazio che la persona decide di dedicare a se stessa e alla ricerca del proprio benessere personale.
Per approfondire quello che accada durante un percorso terapeutico, leggi l’articolo Cosa succede durante un percorso terapeutico
Che differenza c'è tra rivolgersi ad una psicologa e raccontare le cose ad un amico?
Talvolta le persone credono che parlare con uno psicologo sia come fare quattro chiacchiere con un amico o un familiare che dispensa dei consigli. Niente di più falso! Lo Psicologo non è un amico.
È un professionista che mette in campo le sue conoscenze tecniche e la sua formazione per aiutare le persone ad affrontare momenti di vita particolarmente difficili. Uno psicologo non giudica chi si rivolge a lui, non dà consigli amicali, non da un modello morale o ideologico a cui fare riferimento durante il suo lavoro. Rispettando il punto di vista dell’altro, i suoi vissuti, ideologie e credenze, mette a disposizione le sue conoscenze per costruire insieme un percorso che porti al benessere personale, familiare e sociale. Ciò che interessa allo psicologo è che la persona trovi una sua modalità per affrontare i problemi, che gli consenta di stare bene con se stesso nel mondo, in piena autonomia.
L’amicizia, al contrario, è spesso basata sulla condivisione di pensieri, valori, prospettive e implicazioni da cui è difficile allontanarsi. Un amico non possiede conoscenze sul funzionamento della mente, sulle tecniche psicologiche e psicoterapeutiche, sulle teorie esplicite ed implicite da cui muove il comportamento umano, né è abbastanza disinteressato per gestire le dinamiche emotive e di ruolo che emergono nei colloqui. Inoltre, la persona, conoscendo il suo interlocutore, ha già una sua teoria e delle anticipazioni sul modo in cui l’amico reagirà e questo non permette di fare un’esperienza relazionale nuova e significativamente coinvolgente, tale per cui si possano costruire delle alternative più soddisfacenti al proprio modo di stare con gli altri.
Infine, cosa fondamentale, lo psicologo è tenuto per legge al segreto professionale. Questo permette alla persona di poter decidere se, come e quando parlare di alcuni aspetti personali o eventi di vita che lo riguardano con estrema tranquillità e fiducia.
Quando è il caso di rivolgersi ad una psicologa o sessuologa?
Le motivazioni per iniziate un percorso di psicologia sono tanti. Capita frequentemente a molte persone di trovarsi ad affrontare un periodo di vita difficile o di dover gestire problemi o situazioni che portano grande sofferenza e sconforto. Di solito ognuno di noi, prova ad affrontare questi momenti in un modo o nell’altro, ma quando le soluzioni che cerchiamo di adottare non sono più sufficienti, può arrivare l’esigenza di rivolgersi ad un professionista che aiuti la persona (o la coppia o la famiglia) a stare meglio e che, attraverso un percorso mirato e con professionalità, sappia portare chi si rivolge a lui alla risoluzione e al benessere.
Quanto costa rivolgersi ad una psicologa o sessuologa?
Tariffe e modalità di pagamento:
Seduta di consulenza e/o sostegno psicologico individuale €60,00
Seduta di consulenza e/o sostegno psicologico alla coppia e alla famiglia €70,00
Seduta di consulenza e/o sostegno al gruppo (min. 4 e max. 8 partecipanti, prezzo per partecipante) €20,00
In casi particolari si possono adottare delle tariffe calmierate.
Il pagamento può essere effettuato al termine di ogni seduta, o al termine dell’ultima seduta del mese (previo accordo col terapeuta), in contanti o tramite carta/bancomat.
Viene rilasciata regolare fattura per detrazione fiscale nel capitolo “Spese mediche e sanitarie”.
Lo psicologo o sessuologo può prescrivere farmaci?
NO. Gli psicologi usano tecniche e metodologie specifiche e riconosciute ma non possono prescrivere psicofarmaci. Nel caso ritenga opportuno che la persona che segue necessita di farmaci, lo psicologo può invitarla a contattare il medico di famiglia o uno psichiatra.
Quanto può durare una terapia?
Il mio approccio, cioè la modalità con cui lavoro e con cui, insieme a chi si rivolge a me, perseguiamo gli obiettivi, è di natura BREVE. La durata di una terapia solitamente varia da persona a persona e da situazione a situazione, ma può accadere che alcune persone risolvano il proprio problema in appena 6-8 sedute. Altre hanno bisogno di qualche incontro in più, solitamente intorno ai 10 (come spesso accade nei casi sessuologici). Poi ci sono situazioni più particolari in cui i risultati ha bisogno di un percorso più graduale, arrivando attorno alle 20 sedute. Tuttavia, raramente si supera questo periodo.
Allo psicologo si deve dire tutto?
Qui si apre un capitolo importante, quello della fiducia e della comprensione. Più c’è fiducia e più si può fare un buon lavoro. Il nostro ruolo di professionisti non ammette spazio per il giudizio. Ogni informazione solitamente viene accolta con estrema comprensione e apertura al fine di creare il clima più sereno possibile per permettere a chi si rivolge a noi di utilizzare quello spazio per sentirsi autentico e a suo agio. Psicologo e paziente diventano una “squadra” con un obiettivo in comune: il benessere della persona in difficoltà.
Come viene tutelata la mia e altrui privacy?
Lo psicologo è vincolato al rispetto del Codice Deontologico degli Psicologi italiani, in particolare è strettamente tenuto al segreto professionale (Art. 11); le informazioni che la persona condivide saranno considerate strettamente confidenziali e non saranno rese pubbliche senza il suo consenso. Infatti lo psicologo può derogare da questo obbligo solo in presenza di valido e dimostrabile consenso del destinatario della sua prestazione (Art. 12 del Codice Deontologico degli Psicologi italiani);
Per legge la confidenzialità non può essere garantita in situazioni che mettono a repentaglio l’incolumità di chi si rivolge a lui o quella di terzi, o in presenza di situazioni in cui sono in pericolo dei bambini come in caso di abuso fisico, sessuale, o trascuratezza.
Quando capisco che la terapia funziona?
Quando una persona vive con un problema per molto tempo può capitare che la sua vita ruoti intorno al problema stesso, e questo innesca un circolo vizioso che assorbe le energie e modifica le prospettive positive e si concretizza in una serie di sintomi e sensazioni di impotenza. Quando un percorso terapeutico funziona, avviene ciò che in gergo tecnico è la cosiddetta “esperienza emozionale correttiva”. Questa definizione indica l’esperienza che la persona fa attraverso le indicazioni e le prescrizioni che il terapeuta da, che riescono a sbloccare il vecchio modo di percepire il problema e introducono un modo del tutto nuovo di approcciarsi ad esso, tale da permettergli di scardinarlo e apportare un cambiamento nella sua vita. Questo cambio di prospettiva permette alla persona di sentirsi meglio, con più energia, più speranza e tutto appare più chiaro e i sintomi gradualmente scompaiono.
Milton Erickson diceva ai terapeuti “È necessario portare i pazienti a fare qualcosa […] dovete cercare di fare qualcosa che induca un cambiamento nel paziente, un piccolo cambiamento qualsiasi […]. È come far rotolare una palla di neve lungo il fianco di una montagna. Comincia come una piccola palla di neve ma via via che rotola giù, diventa sempre più grossa e diventa una valanga grande come la montagna”.
Quando si innesca un cambiamento positivo, come in una reazione a catena tutto cambierà in positivo. Questa è la magia che una buona psicoterapia ha da offrire. Naturalmente la terapia non terminerà subito dopo: è necessaria una successiva fase di consolidamento, per far sì che le situazioni che prima provocavano il problema perdano completamente la propria forza, che i nuovi schemi di reazione si assestino, si stabilizzino e diventino definitivi, per evitare ricadute.
Posso detrarre dalla dichiarazione dei redditi le spese sostenute per una terapia psicologica?
Sì. Le spese sostenute per sedute di psicoterapia, possono essere portate in detrazione al capitolo “Spese mediche e sanitarie” in misura del 19%, fino ad un tetto massimo di 15.493,71 € all’anno. Il terapeuta deve, infatti, rilasciare apposita fattura attestante l’importo della sua tariffa, i suoi dati fiscali e quelli di iscrizione all’Albo degli Psicologi. Non si possono infatti detrarre spese di sedute svolte con persone non regolarmente iscritte all’Albo. Inoltre, trattandosi di spese esenti da IVA in quanto sanitarie, le fatture di importo superiore a 77,47 € devono recare anche una marca da bollo da 2 €.