Quanto sei intelligente? O meglio, dove sei intelligente? Le intelligenze multiple di Gardner

Intelligenza

Per quasi un secolo siamo stati abituati all’idea che l’intelligenza fosse una dimensione statica, un dono della natura che “o ce l’hai o non ce l’hai” e abbiamo permesso ai test di intelligenza standardizzati di determinare la quantità della nostra intelligenza e, di conseguenza, delle nostre capacità. Questa “mentalità da Q.I.”, ha fatto dilagare la convinzione che le persone potessero essere classificate in due categorie, intelligenti e non intelligenti, e che a tal proposito non ci sia molto da fare. Se c’è qualcuno che già negli anni ottanta vedeva chiaramente i limiti delle vecchie concezioni sull’intelligenza, quello era Howard Gardner, uno psicologo della Harvard School of Education che sosteneva che all’interno dei processi educativi bisognasse passar meno tempo a classificare il Q.I. dei bambini e più tempo ad aiutarli a identificare e coltivare le loro competenze e i loro talenti naturali. Il modello di Gardner si spinge ben oltre il concetto standard di Q.I. come singolo fattore immutabile. L’importante libro di Gardner, uscito nel 1983, “Formae mentis”, rappresentò il manifesto di chi criticava la mentalità da Q.I.; in esso Gardner sosteneva che non esistesse un unico tipo monolitico di intelligenza fondamentale per avere successo nella vita, ma piuttosto che ce ne fosse un’ampia gamma, della quale individuava sette varietà fondamentali che chiama Intelligenze Multiple. L’elenco di Gardner comprende i due tipi standard di intelligenza scolastica, ossia quella verbale e quella logico-matematica, spingendosi però oltre, fino a includere anche l’intelligenza spaziale che si osserva in un bravo artista o in un architetto; l’intelligenza cinestetica che consiste nella capacità di usare il corpo per fini funzionali o espressivi e nella manipolazione di oggetti. Include specifiche abilità fisiche quali la coordinazione, la forza, la flessibilità e la velocità che emergono dalla fluidità dei movimenti e dalla grazia di Martha Graham o di Magic Johnson; l’intelligenza musicale propria di un talento come Mozart. Ci sono poi le due facce di quella che Gardner chiama “intelligenza personale”: le capacità interpersonali, che sono le capacità di interpretare le emozioni, le motivazioni e gli stati d’animo altrui. Capacità di cogliere il significato della comunicazione non verbale (espressioni del viso, toni di voce, gesti, ecc.) e di rispondere adeguatamente ed in modo efficace; empatia, che sono ad esempio quelle di un grande terapeuta come Carl Rogers o di un leader di portata mondiale come Martin Luther King; e la capacità “intrapsichica” o intrapersonale, ossia la capacità di comprendere le proprie emozioni e indirizzarle in un modo socialmente accettabile. In altre parole rappresentano la capacità introspettiva, la coscienza dei propri stati d’animo, l’autodisciplina e il senso del sé, caratteristiche che possono emergere dalle brillanti introspezioni di Sigmund Freud o, sebbene con minore ostentazione, dalla soddisfazione interiore che si prova quando la propria vita è in armonia con i propri sentimenti. Ne furono aggiunte altre due: l’intelligenza naturalistica e l’intelligenza esistenziale. La prima è definita come la sensibilità verso i problemi ambientali, la capacità di salvare l’ambiente dal degrado e le specie animali e di proteggere gli animali dallo sfruttamento, dall’abbandono, dalla vivisezione e dalla violenza. In altre parole è la sensibilità verso la natura, amore per l’allevamento di animali o la coltivazione di piante, la cura e interazione con animali, il saper riconoscere e classificare oggetti naturali; l’intelligenza esistenziale è la capacità di riflettere sulle questioni fondamentali riguardanti l’esistenza e l’attitudine al ragionamento astratto per categorie concettuali universali. Gardner aveva riconosciuto che sette era una cifra arbitraria per descrivere la varietà delle intelligenze; non esiste infatti un numero definito che denoti la molteplicità dei talenti umani. Ad un certo punto, Gardner e colleghi hanno allungato questa lista fino a individuare venti diverse intelligenze. L’intelligenza interpersonale, ad esempio, venne frammentata in altre abilità come la predisposizione alla leadership, la capacità di alimentare relazioni e di conservare le amicizie, l’abilità di risolvere conflitti.

Questa concezione poliedrica dell’intelligenza offre una visuale più ricca delle capacità e del potenziale di successo di una persona più di quanto non possa fare un test standard per la misurazione del Q.I.  Essere consapevoli delle proprie capacità personali dunque è più importante che essere a conoscenza del proprio Q.I. poter sviluppare i nostri punti forti e compensare le aree dove ci sentiamo più deboli per una padronanza ottimale delle nostre competenze intellettive.

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