Il Vaginismo: il dolore che blocca l’amore

Il Vaginismo: il dolore che blocca l’amore

Il vaginismo è un disturbo piuttosto diffuso di cui raramente si parla in termini corretti, tant’è che medici e ginecologi, ad oggi, faticano a diagnosticarlo per le forti interazioni che possono esserci tra le componenti psicologiche e quelle fisiologiche. Si stima che ne soffrano circa il 15% delle donne in età fertile ed il 30% di quelle in menopausa. Un problema tutt’altro che raro, quindi, contrariamente a quanto pensano molte donne (e coppie) che ne sono colpite. Soprattutto, è un problema risolvibile senza bisogno di ricorrere ad alcuna chirurgia, che sarebbe non solo inutile ma addirittura dannosa.

 

Cos’è il Vaginismo

Il vaginismo è un sintomo sessuale frequente che se non affrontato ha la tendenza ad aggravarsi. La frustrazione reiterata che sperimentano le donne che ne soffrono (e le coppie) per l’impossibilità di avere un rapporto, porta inesorabilmente ad una perdita di desiderio e della capacità di eccitazione, fino al totale evitamento di ogni forma di intimità col partner.

Il termine vaginismo fu coniato dal ginecologo americano Sims nel 1861, ma già nel 1834 questo disturbo veniva ampiamente descritto nella letteratura scientifica.

Il vaginismo è definito come la persistente o ricorrente difficoltà della donna di permettere la penetrazione vaginale col pene o più semplicemente di un dito e o di qualsiasi oggetto, nonostante esprima il desiderio di farlo. Questa situazione non solo rappresenta un grosso impedimento alla vita sessuale, ma rende molto difficoltose persino le visite ginecologiche.

Il vaginismo si manifesta con un irrigidimento e una contrazione involontaria dei muscoli che controllano il canale vaginale rendendo la donna intollerante alla penetrazione vaginale; sebbene alcune donne possano sentirsi eccitate, lubrificate e sperimentare l’orgasmo con la stimolazione orale o manuale del clitoride.

Queste contrazioni sono spesso accompagnate da una forte ansia e a sentimenti di paura di avvertire dolore e, di fatto, il dolore è la componente peculiare di questo disturbo.

Bisogna sottolineare che spesso lo spasmo muscolare a livello vaginale è associato a tensioni diffuse in altri distretti del corpo (come quello lombare o cervicale). Il bisogno di controllo, la difficoltà a lasciarsi andare, lo stato d’ansia perenne creano tensione in tutti i gruppi muscolari del corpo e rendono impossibile la capacità di raggiungere l’eccitazione sessuale a livello fisico. Inoltre, l’entità della fobia può portare a veri e propri stati di terrore, fino all’insorgenza di attacchi di panico alla sola idea della penetrazione.

Si tratta di un problema serio, dunque, che nelle sue forme più gravi diventa, per ovvie ragioni, anche causa di sterilità, al punto che il 5-7% delle coppie sterili lo sono in realtà perché non consumano il matrimonio o la relazione. Il vaginismo è infatti la causa femminile più frequente di matrimonio non consumato.

 

Vaginismo o Dispareunia? Una distinzione necessaria

E’ necessario fare una distinzione tra dispareunia e vaginismo.

La dispareunia è una patologia caratterizzata dalla presenza di dolore genitale ricorrente o persistente durante il rapporto sessuale e può colpire sia maschi sia femmine, anche se ha un’incidenza maggiore tra le donne. Nel vaginismo invece avviene una contrazione involontaria dei muscoli intorno alla vagina che provocano l’impossibilità della penetrazione e, nel caso si riesca a sperimentare la penetrazione, il dolore è acuto e fissa ulteriormente l’esperienza in modo negativo nella vita sessuale della donna.

La gravità del vaginismo è valutabile a livello ginecologico con due parametri:

  1. L’intensità dello spasmo muscolare che viene descritta in quattro gradi
    1. Spasmo muscolare che scompare con la rassicurazione
    2. Spasmo muscolare che persiste durante la visita ginecologica
    3. Spasmo muscolare e sollevamento delle natiche al solo tentativo di visita ginecologica
    4. Spasmo muscolare con adduzione delle cosce, contrazione di tutti i muscoli addominali e inarcamento della schiena (o il completo rifiuto della visita ginecologica)
  2. La gravità della fobia che può essere lieve, moderata o grave.

Da questa descrizione dell’intensità dello spasmo, possiamo dedurre che il vaginismo di I e II grado rende possibile la penetrazione, che è tuttavia dolorosa: si parla in tal caso di dispareunia, cioè di dolore al tentativo e/o al rapporto che può essere causato da molteplici fattori di natura biologica, psicosessuale e relazionale. Nel vaginismo di III e IV grado, invece, lo spasmo muscolare è così serrato da rendere impossibile il rapporto.

 

Cosa causa il Vaginismo?

Come per molti disturbi sessuali, le cause possono essere una commistione di fattori fisiologici e psicologici ma esistono forti controversie sulla “reale” natura del vaginismo.

Le cause “fisiche” del vaginismo primario, ossia presente fin dall’inizio della vita sessuale, sono considerate molto rare. In pratica, il principale fattore di ostacolo “meccanico” alla penetrazione può essere costituito da un imene particolarmente rigido o fibroso difficile da dilatare. Per una corretta diagnosi di vaginismo è fondamentale effettuare una visita ginecologica mirata ad escludere altre patologie fisiologiche e mediche.

 

Un disturbo di natura Psicologica

Il vaginismo, seppure si configura con un quadro piuttosto complesso, rappresenta un disturbo dal quale si può uscire, in quanto la sua natura è legata a vissuti di tipo fobico e affonda le radici in avvenimenti psicologici (reali o immaginari) che caratterizzano negativamente la sessualità e la penetrazione, per cui ansia e paura si traducono a livello fisiologico con gli spasmi involontari dei muscoli vaginali e nel dolore.

Vediamo alcune risvolti psicologici che entrano in gioco nel Vaginismo

  • Tabù e inibizioni educative («una brava ragazza non lo fa sino al matrimonio»), cui spesso si associa una sopravvalutazione della verginità
  • Pregresse violenze, abusi o molestie sessuali. Anche se non è dimostrato statisticamente è possibile che per alcune donne abusate si sviluppi una sindrome post-traumatica da stress più rilevante che può far somatizzare i postumi dell’abuso, o del vissuto di abuso, nella specifica fobia del rapporto sessuale, tipica del vaginismo.
  • Paura della deflorazione, della gravidanza e del parto. Alcune donne possono aver udito racconti drammatici relativi al primo rapporto, alla perdita di sangue, al dolore, e la suggestione negativa che ne deriva può aver slatentizzato una specifica fobia della penetrazione.
  • Legami familiari troppo invischianti. Molte donne vaginismiche hanno un attaccamento fortissimo alla madre (o a entrambi i genitori) così che spesso si sentono ancora bambine piuttosto che donne. Anche coinvolte in una relazione o dopo sposate, queste donne restano un po’ bambine e il loro compagno di solito vive una situazione simile. È come se ci fosse un cordone ombelicale ancora non tagliato che unisce entrambi alle rispettive famiglie di origine e che psicologicamente tiene la coppia a una distanza “fissa”, garantita dalla persistenza del sintomo, e che tiene entrambi i coniugi in una dimensione “sospesa” di bambini-adolescenti, che si amano molto ma senza (o quasi) una sessualità completa.
  • Una reale esperienza negativa. A volte può trattarsi molto semplicemente di una reale esperienza dolorosa sperimentata durante i primi rapporti sessuali causata dall’inesperienza a cristallizzare i vissuti della donna in uno stato ansioso e fobico circa la penetrazione

 

Una soluzione c’è

Spesso le donne che soffrono di vaginismo cercano una soluzione quando prendono in considerazione l’idea di avere un figlio oppure quando, spaventate dalla difficoltà di condividere una relazione affettiva duratura e appagante, scelgono di affrontare il problema. Per il trattamento del vaginismo, accanto ad un approfondito esame ginecologico, sarebbe opportuno prendere in considerazione di intraprendere un percorso psicosessuologico per capire cosa si cela dietro questa difficoltà.

La terapia sessuologica dovrebbe prevedere un intervento ad ampio raggio contemplando diversi obiettivi:

  1. L’acquisizione del controllo volontario della muscolatura interessata e la possibilità di decontrarla
  2. La modificazione delle sensazioni negative e fobiche associate alla penetrazione
  3. Un lavoro psicoterapeutico mirato capace di prendere in considerazione tutti gli aspetti profondi e disadattivi del vissuto fobico

 

 

Invia il tuo Commento