Cos’è l’autostima

Cos’è l’autostima

L’opinione che abbiamo di noi stessi condiziona profondamente il modo in cui affrontiamo la vita.

L’autostima è un costrutto psicologico che indica la percezione che abbiamo di noi riguardo il nostro valore come persone. Rappresenta l’insieme dei giudizi valutativi che ognuno dà di sé stesso.

L’autostima si esprime in tutti gli aspetti della vita, nel lavoro, nelle relazioni di amicizia, nella vita amorosa, nel raggiungimento dei propri obiettivi, nel senso di autoefficacia, nel benessere personale a 360 gradi, guida le nostre emozioni e il modo in cui reagiamo agli eventi.

È un processo dinamico che evolve nel tempo e subisce variazioni notevoli nel corso della vita.

Per sviluppare una buona autostima è importante capire quali meccanismi personali intervengono nella costruzione dell’idea che abbiamo di noi stessi.

 

La formazione dell’autostima

Alcuni autori definiscono l’autostima come il risultato del confronto tra i successi che l’individuo ottiene realmente e le aspettative in merito ad essi. Per altri ancora, l’autostima è il prodotto delle interazioni con gli altri, ossia come una valutazione riflessa di ciò che le altre persone pensano di noi.

In quest’ottica l’autostima di una persona non scaturisce esclusivamente da fattori interiori individuali, ma anche sociali. Il confronto che un individuo fa, consapevolmente o no, con l’ambiente in cui vive, determina il modo in cui si percepisce.

Sono tre i processi sociali che attivano l’auto attribuzione di significati positivi o negativi:

  1. Giudizio sociale: sono le opinioni delle persone significative nella propria vita. Questi giudizi possono essere colti sia direttamente che indirettamente. Per esempio se una madre è troppo severa con un figlio potrebbe emettere dei giudizi diretti come “sei stato cattivo e questo non te lo meriti”, oppure negare al figlio delle esperienze. Da questo potrebbe scaturire un’autostima basata sul pensiero “sono una persona cattiva e non meritevole”.
  2. Confronto sociale: ovvero la persona si valuta confrontandosi con chi lo circonda e da questo trae una valutazione. Un esempio di questo potrebbe essere un gruppo di studio in cui la persona ottiene risultati insoddisfacenti rispetto a quelli degli altri. In questo confronto si sentirà fallita e avrà più difficoltà a studiare.
  3. Processo di auto-osservazione: la persona può valutarsi anche auto-osservandosi e riconoscendo le differenze tra sé stesso e gli altri. Per esempio, si potrebbe avere un’amica esteticamente bella, estroversa, che ha molto successo con l’altro sesso, dal cui confronto la persona che non ha questo ascendente può percepirsi a prescindere poco attraente e comportarsi come tale.

Il sé percepito e il sé ideale

Ma cosa fa sì che un individuo si valuti positivamente o negativamente? Questo processo è attivato da due componenti: il sé reale e il sé ideale.

  • Il sé reale (o percepito) è dato dall’insieme delle percezioni e delle conoscenze che possediamo su noi stessi. Si tratta in sostanza di come ci vediamo, di come crediamo di essere.
  • Il sé ideale invece corrisponde a come l’individuo vorrebbe essere, alle qualità che desidererebbe possedere, al carattere e alle capacità che si vorrebbero come essenza della propria persona.

Una bassa autostima nasce generalmente da una discrepanza tra il sé ideale ed il sé percepito. Più è profonda la distanza più è possibile che la persona si veda in una prospettiva di inadeguatezza e viva con impotenza e frustrazione la sua vita.

 

I due poli estremi dell’autostima

Spesso si parla di autostima alta e bassa, ma questa differenziazione è troppo semplicistica. Se per autostima intendiamo attribuire valore a sé stessi, è più corretto parlare di sopravvalutazione e di svalutazione di sé.

Chi si svaluta non si sente mai all’altezza delle situazioni, si percepisce inadeguato di fronte ai compiti da affrontare, mostra scarsa fiducia nelle proprie capacità e nella propria persona, si sente insicuro e agisce con paura.

Chi si sopravvaluta invece ha una visione eccessiva delle proprie capacità, anche di fronte a difficoltà oggettivamente importanti, e non considera la probabilità di un possibile fallimento se non ad opera di altri.

Se la svalutazione di sé può dimostrarsi un fattore d’ostacolo nella vita di una persona, allo stesso modo la sopravvalutazione può avere effetti deleteri.

Come spesso accade la virtù sta nel mezzo e bisogna puntare a sviluppare un sano equilibrio nella propria autostima.

Chi ha una sana autostima non ambisce ad essere una persona perfetta, sa come valorizzare le proprie abilità e capacità, sa trasformare i propri difetti in punti di forza e ha una profonda conoscenza di sé stessa. Non teme il giudizio degli gli altri ma cerca il confronto orientato alla crescita, sostiene con costanza i suoi obiettivi rendendoli stimolanti ma non eccessivi.

 

I sei pilastri dell’autostima secondo Branden

A tal proposito Nathaniel Branden nel suo lavoro “I sei pilastri dell’autostima” ritiene che gli elementi su cui si fonda una sana autostima consistano nelle capacità di:

  1. Vivere consapevolmente. È importante capire quali sono i nostri valori, interessi, bisogni e obiettivi, cioè cosa è davvero importante per la nostra vita e quale direzione vogliamo imprimerle.
  2. Accettare sé stessi. Accogliere con consapevolezza pregi e difetti. Pensieri, emozioni e comportamenti (positivi o meno) vanno prima riconosciuti, poi capiti e accolti senza respingerli o rinnegarli, nonostante ci possa essere qualcosa che non ci piace e vorremmo cambiare.
  3. Assumersi le proprie responsabilità. Gli unici responsabili delle nostre azioni e delle nostre scelte siamo noi. Siamo responsabili di come usiamo il nostro tempo, della qualità delle nostre relazioni e della consapevolezza e dell’impegno che mettiamo nello svolgere gli impegni quotidiani. Nessun altro può sostituirsi a noi, perché nessuno può assumersi la responsabilità dell’esistenza di un altro individuo.
  4. Autoaffermazione. Questo punto ha a che fare col coraggio di esprimere le proprie convinzioni, i propri valori e sentimenti nei modi e nei contesti appropriati.
  5. Darsi un obiettivo. È importante avere degli scopi, strutturare un piano d’azione e poter valutare i risultati e le strategie che mettiamo in atto.
  6. Integrità personale. Secondo Branden, dobbiamo fare della nostra vita “un riflesso della nostra visione interiore”, questo è possibile rispettando i nostri valori e principi in modo positivo, coerente ed equilibrato.

 

E la tua Autostima a che punto è? Può darsi che tu debba lavorarci parecchio o magari soltanto affinarla un po’. Quello che conta è non smettere mai di coltivarla e migliorarla nel tempo.

 

 

 

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