Che cosa succede durante un percorso terapeutico?
By: Silvia A. Matta
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Che cosa succede durante un percorso terapeutico?
Capita frequentemente di trovarsi ad affrontare un periodo di vita difficile o di dover gestire problemi o situazioni che portano grande sofferenza e sconforto. In questi casi può arrivare l’esigenza di rivolgersi ad un professionista che aiuti la persona (o la coppia o la famiglia) a stare meglio e che, attraverso un percorso mirato e con professionalità, sappia portare chi si rivolge a lui alla risoluzione e al benessere. Eppure, per molti, questa richiesta di aiuto rappresenta un momento critico e pieno di dubbi. Perché si ha così tanta difficoltà a fare quel numero di telefono e prenotare un appuntamento? Uno dei motivi per i quali ci si sente frenati in questo è l’incognita di cosa accade concretamente durante una seduta di psicoterapia. Il terapeuta saprà capirmi? Sarà in grado di aiutarmi? Cosa penserà di me se gli racconto le mie cose? Cosa vorrà sapere da me? Questi ed altri sono gli interrogativi che accompagnano questo importante momento. Proviamo a togliere il velo di mistero che si cela dietro la porta di uno studio di psicologia.
Innanzitutto, uno dei principali compiti dello psicologo è quello di mettere a proprio agio chi chiede la sua consulenza, e questo accade immediatamente, fin dalla prima telefonata. Ovviamente ogni psicologo è diverso da un altro, ha il proprio modo di fare, la sua personalità e la sua specifica formazione, ma in linea generale si verrà accolti in un ambiente confortevole e piacevole, dove l’intimità e la privacy saranno rispettate e dove diventa più agevole rompere il ghiaccio e man mano sentirsi se stessi e provare a fidarsi di chi si ha di fronte e vuole con competenza offrire il proprio aiuto.
Il percorso di terapia è generalmente diviso in più fasi.
1) FASE DI CONOSCENZA
La prima fase è quella di conoscenza. In fondo si sta conoscendo una persona nuova, quindi ci si presenta reciprocamente e, chi si rivolge allo psicologo, espone il motivo per il quale si è rivolto a lui, un po’ come può accadere da qualunque altro medico specialista. Questo, a differenza di quanto può sembrare, è un momento molto importante del percorso: è la fase in cui lo psicologo prova ad entrare nel “mondo” dell’utente, un modo per lui nuovo, in cui procede in punta di piedi e che cerca di esplorare in modo meticoloso per riuscire, insieme, a trovare nuove strade verso la risoluzione del problema presentato. Per fare questo sono necessarie molte domande “perlustrative”, utili a capire e conoscere la persona che chiede aiuto. Avviene una vera e propria raccolta di informazioni che permettono di conoscere la storia di vita, il contesto in cui la persona vive, le sue relazioni significative e tutti i dettagli utili a capire come il problema presentato si incastra in tutto questo.
2) FASE DEL CONTRATTO TERAPEUTICO
Una terapia che sia funzionale e orientata al successo ha bisogno di un ingrediente fondamentale: la fiducia e il rispetto reciproco. Senza di essa non è possibile fare un buon lavoro. All’interno della relazione terapeutica, ciascuno entra in gioco con le sue specifiche risorse e competenze: il terapeuta come esperto di strategie e strumenti, il cliente/paziente come esperto della sua vita che possiede i contenuti da esplorare e da riordinare secondo chiavi di lettura nuove e più funzionali, per affrontare i problemi o i disagi che sente di non riuscire a risolvere. Terapeuta e paziente diventano una squadra che collabora e si impegna reciprocamente verso un obiettivo. In questa fase quindi si svelano le “regole del gioco”, ossia le informazioni principali che regolano la relazione terapeutica. Si ricevono informazioni sugli orari, sulle regole da rispettare per gli appuntamenti, i costi, le legislazioni sulla privacy e il codice deontologico per la tutela del paziente e terapeuta. Ma non solo, la cosa più importante è che si prospetta, in base alle specifiche esigenze, un progetto di come verranno improntate le sedute successive. Per esempio, se arriva una donna che ha problemi relazionali col marito, insieme al terapeuta si valuta e si decide se sia il caso di coinvolgere anche lui nella terapia; in altre parole si valutano le esigenze della persona e le condizioni per far funzionare al meglio il percorso terapeutico.
Un altro aspetto importante di questa fase (tipico dell’approccio strategico) è la definizioni di obiettivi. Questo è utile a più livelli: serve ad agevolare chi si rivolge al professionista a circoscrivere il problema in modo tale che venga inquadrato in modo più chiaro (questo importante passaggio è già di per se una manovra terapeutica), inoltre definire degli obiettivi a breve, medio e lungo termine, è utile per strutturare il lavoro futuro verso una determinata direzione e questo da ad entrambi (paziente e terapeuta) un’indicazione reale sull’andamento e l’efficacia dell’andamento del percorso intrapreso.
3) FASE DELLA TERAPIA IN SENSO STRETTO
A questo punto inizia il lavoro vero e proprio. È la fase più impegnativa del percorso. In base agli obiettivi, il paziente viene invitato ad approfondire determinate tematiche, ad esplorare comportamenti messi in atto o situazioni che hanno fatto si che il problema perdurasse, le tentate soluzioni per provare ad uscire dal problema, e ad intraprendere riflessioni specifiche sulle dinamiche che vive per essere guidato verso punti di vista nuovi e inesplorati, nonché a riscoprire o trovare risorse alle quali può avere accesso o che non riusciva a valorizzare ma che possedeva. In questa fase è tipico avere un ruolo attivo anche al di fuori dello studio di psicologia, perché spesso il terapeuta può chiedere al paziente di fare dei “compiti a casa”, delle prescrizioni che hanno un significato ben preciso all’interno della terapia e che spingono il paziente ad attivarsi e sviluppare nuove consapevolezze su di se.
4) FASE DI CHIUSURA O DI RIDEFINIZIONE DEL CONTRATTO TERAPEUTICO
È la fase a cui segue la chiusura del percorso terapeutico. Si fa il punto della situazione, si potenziano le risorse acquisite che verranno utilizzate in seguito per fronteggiare le ricadute o i momenti difficili che possono capitare nella vita. In questa fase si possono anche concordare nuovi obiettivi oppure scegliere di approfondire tematiche non emerse prima. Può succedere infatti che una volta risolti i sintomi, le persone intendano proseguire con la terapia per continuare a lavorare su se stesse al fine di potenziare alcuni aspetti di personalità in cui sentono la necessità, come per esempio la bassa autostima o difficoltà relazionali.
Come per molti aspetti della vita, ci vuole un po’ di coraggio, ma ogni percorso terapeutico porta in sé molti aspetti positivi e spinge le persone a vivere in modo più soddisfacente e consapevole, per cui vale sempre la pena trovare la forza di contattare uno specialista: è il primo passo verso il benessere.