Cogito ergo sex

Pornografia e società: il lato oscuro, la pornodipendenza

In una società sovrastimolata come la nostra qualunque comportamento capace di produrre piacere e di alleviare affetti dolorosi può essere usato in modo dipendente. Tra predisposizione personale alla dipendenza e l’incapacità a gestire stati di frustrazione, si insedia la pornodipendenza.

Il sesso è più eccitante sullo schermo e tra le pagine, che tra le lenzuola” diceva Andy Warhol, ma cos’è la pornografia? È qualcosa di negativo per la nostra società oppure è solo una delle tante manifestazioni fruibili in nome del piacere sessuale?

Per analizzare il fenomeno della pornografia in modo critico occorrerebbe inquadrarlo all’interno della complessità della società in cui viviamo.
Grazie ad internet la pornografia è stata sdoganata diventando di facile accesso per tutti. Attualmente circa il 12% di tutti i siti web esistenti è di natura pornografica e alcuni di essi contano oltre 7,2 milioni di visite al giorno.  Secondo i dati di alcune agenzie statistiche americane ogni secondo, 28.258 persone guardando contenuti pornografici e ogni secondo, si spendono 89 dollari in materiale pornografico. Il fatturato dell’impero pornografico si aggira intorno ai 70 miliardi di euro annui.
Anche il Italia la pornografia è un mercato costantemente in crescita e secondo i dati Eurispes il valore medio annuo del fatturato è di 993 milioni di euro.
La pornografia è diventata uno tra i tanti beni di consumo disponibili, che alimenta un mercato e si giustifica attraverso la produzione di ricchezza; e si sa che tutto ciò che produce ricchezza non può essere messo in discussione in una società che ha affidato all’economia un ruolo di guida e di produzione di senso.
La pornografia ha invaso ogni forma di comunicazione e di spettacolo, dalla pubblicità che non esita a ricorrere alle sollecitazioni più inconfessabili, all’entertainment che sfrutta e mette in piazza i pensieri ed i rapporti più intimi dei soggetti.
Sicché se tutto è pornografia niente è più pornografia e le residue resistenze etiche o l’interrogarsi su ciò che è giusto o non lo è possono essere messe da parte per condividere una cultura che è di tutti e alla quale tutti si affidano.

Eppure questa disponibilità massificata di pornografia ha portato questa società sovrastimolata a farne un uso negativo fino a sfociare in patologia. La dipendenza dalla pornografia (o pornodipendenza) è una forma di compulsione caratterizzata da un abuso nella visione di materiale pornografico con o senza masturbazione, che comporta una diminuzione della qualità della vita personale o familiare del soggetto dipendente, e fa parte del più ampio ambito della dipendenza sessuale.
La fruizione compulsiva di materiale pornografico è legata spesso ad una sorta di perdita di coscienza sulla realtà, che spinge chi ne è affetto a passare anche dieci ore consecutive davanti ad uno schermo, fino a sperimentare una sensazione di perdita di controllo sulla volontà di interrompere.
Inoltre nei casi più gravi è associata ad una perdita progressiva di interesse per la sessualità nella vita reale che si può manifestare con un calo del desiderio nei confronti del partner oppure la sperimentazione di episodi si disfunzione erettile, possibilità di erezione ed eiaculazione solo in presenza di materiale pornografico e la visione dei partner reali come oggetti pornografici.
La masturbazione di fronte al materiale porno dura a lungo, anche per ore, senza mai raggiungere l’orgasmo. È infatti l’orgasmo che spesso mette fine all’uso della pornografia, con un brusco rientro ad una dimensione di realtà.

 

 

 

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Silvia A. Matta

Psicologa e sessuologa specializzanda in psicologica strategica integrata

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